martedì 31 marzo 2015

Machimelhafattofare?!?!?!

Ok il mio ultimo post era veramente da sparo...non è che il mio umore sia poi molto cambiato, però dai ce la posso fare...soprattutto con la au pair, perché da sola rischio di stare quattro mesi senza voce!
Faccio sempre la parte della mamma urlona, soprattutto in assenza del marito, ma questa volta ho capito che non è solo questione di gridare, ma anche di dover spiegare, rispondere, rispiegare, ririspondere...insomma con sti due non si riesce a star zitti un secondo e, tenendo conto che da piccola mi hanno diagnosticato dei noduli alla gola, bastano due giorni e divento afona!
Comunque siamo alla vigilia di questo mio primo viaggio sola e nano-munita, anzi doppionano-munita e ospitenellapancia-munita. Avrò il passeggino con la pedana, un trolley, uno zaino, lo zainetto dei giochi per intrattenerli e la mia mega borsa da viaggio dove posso farci stare pure un lampadario, come Mary Poppins!
Parto dalla Costa Azzurra dove finalmente è arrivata la primavera e 20º (anche se il mistral rovina un po' l'atmosfera oltre che i nervi di tutti), per arrivare in una Nottingham con scarsi 12º, vento e pioggia. Mia sorella ha detto di portare il berretto di lana, ma mi sono rifiutata che sono già a tappo, per di più metà della valigia è con ricambi per il Vitellino piscione! Hanno il cappuccio sul giubbotto e se non basta ce ne staremo in casa!
Sognando la Costa Azzurra ovviamente...
Vi auguro una buona Pasqua, pensatemi tanto domani e se sentirete di un aereo schiantato, questa volta non sarà il suicidio del copilota...

sabato 28 marzo 2015

Sola e terrorizzata

Sono state settimane intense, ci siamo preparati alla partenza del Navigante com tutte le incombenze pratiche, abbiamo affrontato la zampa rotta della nostra micina, che ora è a casa e ha bisogno di un mese di riposo (non è per niente contenta di ciò!), siamo stati tanto insieme, abbiamo litigato parecchio perchè quando il Navigante è in procinto di partire con la testa lo fa già qualche settimana prima del corpo...E poi ecco arrivato il momento di dire: bè ciao ci si rivede tra quattro mesi!
Fino al giorno prima giuro che tutto mi sembrava ben organizzato e fattibilissimo, fiduciosa nelle belle giornate che arrivano, dei tanti amici che ho intorno e dell'organizzazione del primo periodo con viaggio per Pasqua da mia sorella neoexpat a Nottingham e vacanza di primavera dai miei.
Poi però ci si scontra con la dura realtà del salutare tuo marito e sapere che quell'abbraccio non lo potrai più avere per quattro mesi, che ogni magagna te la devi sciroppare tu e solo tu, che i bambini sono giustamente ingestibili e io....porca mannaggia...incinta! Con tutto quello che comporta anche in fatto di stanchezza e cambiamenti di umore.
Non aiuta nemmeno che lui sia partito di venerdì, il primo venerdì del primo weekend di sole e caldo da un mese a questa parte. Che questi raggi caldi vorrei tanto godermeli con lui e questi due giorni con i bimbi a casa dalla mattina alla sera non sono affatto facili.
Non pensavo di reagire così, sono in preda costante di lacrime e terrore, ho il grido facile e la pazienza sotto i tacchi, che so essere normale finchè non troviamo un equilibrio, ma con la differenza di aver paura di non riuscire a trovarlo.
E tra quattro giorni mi devo sciroppare il mio primo viaggio sola con loro due, che non riesco a gestire in casa, come farò in macchina+aereo+treno? E tutto sto stress e ste grida di certo non fanno bene all'ospite e quindi mi sento pure in colpa per quello.
So di essere in un abisso e che non posso far altro che risalire...oppure iniziare a scavare...so che sono i primi giorni, so che poi arriverà anche la nuova Au Pair e sarà un po' più facile, ma irrazionalmente vorrei solo accoccolarmi sotto la coperta chiudere gli occhi e riaprirli in agosto...
Scusate il momento down, ma ho bisogno di parlarne e non so con chi farlo...

lunedì 23 marzo 2015

Spese mediche (umane e animali) in Francia

Questo weekend all'insegna della pioggia è stato anche un weekend di preoccupazioni per la nostra gatta, che per tre notti non ha dormito a casa; l'abbiamo vista sabato pomeriggio nel giardino dei vicini e poi nulla più. Ogni volta che aprivamo una porta o una finestra chiamavamo a gran voce, spesso utilizzando i croccantini come richiamo, ma niente. È ritornata stamattina - e grazie al cielo ero a casa - me la sono trovata in giardino, distesa e quando l'ho vista camminare ho notato immediatamente che qualcosa non andava: zoppicava, ma non per una botta o una ferita, zoppicava per qualcosa di più serio.
Ho giusto avvisato il Navigante che era tornata e sono corsa dal veterinario, che, senza preoccupazione alcuna, ha cominciato la visita dicendo che questo era il periodo degli amori, quindi delle dispute tra gatti e sicuro si era fatta male in quel modo. Poi l'ha tirata fuori dalla gabbietta e si è fatto serio: Ah no, qui c'è una frattura a livello di tibia e femore, è stata investita!
Ecco, ora sappiate che io soffro più per un animale che sta male, che per un umano e che sono da poco passati due anni da che è morto il nostro primo gatto, quindi immaginate come mi possa essere sentita. Comunque alla fine è stabile, me l'hanno fatta riportare a casa e hanno fissato l'intervento per domani mattina. Non può uscire dalla gabbietta e da stasera niente più cibo e acqua...e domani vedremo come andrà.
Vi scrivo tutto ciò non solo per rendervi partecipi di quello che succede in casa mia, ma anche per rendermi utili a chi vive o si sta per trasferire in Francia. Le spese mediche per gli animali qui sono molto, ma molto più elevate rispetto all'Italia, basti pensare che la non-visita di stamattina (il veterinario non ha fatto niente, solo constato la frattura e chiamato il centro dove l'opereranno per prenotare l'operazione) mi è costata 40 euro e l'operazione sarà abbondantemente sopra i 500 euro! Quindi se potete, non fate come me: mettete il chip al vostro animale e fate un'assicurazione che copra almeno una parte dei vari costi, ne ho viste alcune (troppo tardi però, avrei dovuto farlo prima!) da tipo 10 euro al mese, davvero niente.
Per quanto riguarda invece il regno umano, qui c'è un sistema simile a quello americano: normalmente si ha un'assicurazione pagata dall'azienda in cui si lavora che copra un tot (a noi copre l'80%) delle spese mediche, in più se si vuole si può aggiungere una mutuelle che copra il resto e magari le spese non coperte come il dentista. Generalmente comunque tutte le visite mediche, dal medico di base o quelle che per noi sarebbero private, qui non costano una cippa lippa (visita specialistica dal dermatologo per il Vitellino: 28 euro di cui l'80% rimborsato), così come i farmaci, però se ti ritrovi in ospedale per una qualche urgenza come è successo a me per il raschiamento di settembre, te tocca pagà se non hai una mutuelle che ti copra tutto.
La scelta è molto personale, ma credo che se si decida di stabilirsi in maniera definitiva qui in Francia conviene valutare queste assicurazioni aggiuntive, soprattutto se si hanno bambini...e animali, ovvio!

mercoledì 18 marzo 2015

Mamma craft...maledetto Pinterest!

Passiamo ad un argomento un po' più leggero, valà, che qui l'attesa è lunga e non posso/devo stare a rimuginarci troppo su...
Pinterest, quel maledetto, mi fa entrare un turbinio di idee in testa che faccio davvero fatica a starci dietro e, sebbene io non sia proprio una che di manualità ci campi, ho iniziato a bazzicare tra foto con hashtag tipo craft, homemade, rotoli carta igienica, reciclo, tappi...e ovviamente - maledetto Pinterest! - mi si è aperto un mondo!
Ora che i nani iniziano ad essere un po' più coscienti di quello che fanno con carta, pennarelli e forbicine ho pensato di tenere da parte tutta una serie di cose che normalmente finirebbero nell'immondizia per farli giocare. All'inizio si trattava per lo più di cartoncini che passavano il tempo a tagliuzzare, sparpagliandomeli in casa come fossero coriandoli, ma tranquille: la mia parte hitleriana glieli faceva raccogliere tutti, uno per uno, tanto che alla fine si sono ridotti a tagliare vicino alla busta della carta per buttare direttamente via il risultato di cotanto tagliare.
Poi un giorno è scattata una molla, la Belva mi porge un catroncino e dice "Guarda mamma ho tagliato dei pantaloni!", allora mi sono seduta con lei e le ho iniziato a tagliare tutte le parti mancanti che lei andava via via ad incollare: maglia, scarpe, mani, testa, capelli...alla fine abbiamo creato un omino e un omina, la mamma e il papà! :)
Da lì è cominciata la spirale del "teniamo tutto il riciclabile e utilizziamolo per qualcosa"...già, ma per cosa? Ripeto che io non sono proprio una maga della manualità, nè tantomeno ho molta fantasia; datemi due ingredienti, una manciata di spezie, una padella e vi invento un piatto, ma con carta e forbice campa cavallo! Quindi arriva Pinterest, già mio complice quando devo decorare torte e cupcakes, che mi da una marea di idee!
Quindi ora sotto il tavolo del computer ho una scatola di cartone dei Gran Turchese formato famiglia (eccerto si ricila pure la scatola!) con dentro tappi del latte, cartoncini di varie metrature, carta velina (quella con cui ricoprono i vestiti o qualche regalo che si può rompere), colla tipo Vinavil, gli immancabili rotoli di carta igienica e un tubetto di colore nero, che mi era servito l'anno scorso per la festa a tema Topolino della Belva. Il tutto si unisce alla dispensa nanesca di pennarelli, matite, adesivi, acquarelli, etc.etc. e alle miriade di scatole e scatolini che abbiamo in garage.
Devo dire che i nani apprezzano, generalmente io faccio le cose più difficili, loro decorano e incollano e quindi le opere non sono certe degne delle bellezze che ho visto in internet, ma la gioia con cui mi aiutano o anche solo mi guardano meravigliati è impagabile. Domenica scorsa poi le figlie di una coppia di amici (una dell'età del Vitellino, una un anno più grande della Belva) sono rimaste con noi tutto il giorno mentre i genitori si godevano la domenica liberi (quando il Navigante tornerà succederà il contrario: noi smolliamo i nani alla coppia di amici e ci godiamo una giornata soli soletti), sfiga ha voluto che ha piovuto tutto il santo giorno >.< e quindi mai come quel giorno tutti i rotoli di carta igienica sono stati la nostra salvezza! L'obiettivo era un treno: io avevo già preparato le due locomotive e tagliato da un cartoncino tutte le ruote, loro hanno colorato quelle e i rotoli che poi sarebbero diventati i vagoni, infine io ho incollato il tutto. Questo il risultato:


Lo so, normalmente non metto foto, ma credo che l'immagine valga più di mille parole e credo che possa essere di conforto a chi, come me, crede di essere un'impedita cronica per le cose manuali...se ce l'ho fatta io, anzi noi, credetemi che ce la può fare chiunque! Inoltre vuoi mettere il valore educativo di insegnare il riciclo di oggetti, in particolare la carta, per creare divertendosi?
E giusto perchè mi sono presa bene con le foto, vi faccio vedere un altro modo semplicissimo per usare i rotoli di carta igienica:


Una farfalla con tanto di coda fatta con le stelle filanti...se non è super riciclo questo!!

PS: giuro che piano piano inizierò a mettere le foto, me le chiedete spesso soprattutto per i viaggi e credo che in fondo, anche solo per ascoltare le mie lagnanze, ve le meritiate :D

domenica 15 marzo 2015

La vita che va avanti e scoprire di non essere pronti

Ci sono sogni, ci sono desideri e la vita che ci si crea in testa.
E poi c'è la vita vera con le sue regole contorte, ci sono ostacoli, scorciatoie, lunghe strade noiose o avventure dietro l'angolo.
Infine tutto è infarcito di emozioni. E spesso le emozioni stridono con quello che succede, spesso si è felici in un momento difficile oppure spaventati, arrabbiati, tristi davanti a un desiderio che si è realizzato o potrebbe realizzarsi.
Una volta, dopo aver visto quelle due linee colorarsi di rosa, avrei urlato al mondo quello che mi capitava, le emozioni, la gioia, la paura. Ora sono completamente, totalmente bloccata, un piccolo pezzettino di ghiaccio che non sa proprio cosa pensare. Mi sono intestardita di voler scrivere qualcosa qui sul blog per condividere quello che sento, per sfogarmi e far sentire altri meno soli, ma sto facendo una fatica impressionante, forse perché mi vergogno dei miei sentimenti.
Ho una faccia da funerale e vivo come se da un momento all'altro tutto debba finire, sto organizzando la mia vita non intorno alla gravidanza, ma intorno alla sua fine, cerco di non pensarci affatto, ma anzi mi soffermo più sulle difficoltà ("Ma come farò con tre? Sarà stata la scelta giusta? Non sono un po' egoista a volerne avere un altro? I viaggi ora saranno più difficili e dispendiosi...") che sulla magia che un nuovo membro porterà nella nostra famiglia, a quella non ci riesco proprio a pensare perché il pensiero successivo è SE ci sarà un nuovo membro. E poi sono arrabbiata, con me e con la natura che mi ha fatto passare quello che ho passato, rendendo questo sogno un incubo da cui scappare, e ovviamente spaventata perché devo affrontare tutto da sola, o per lo meno la parte più difficile (il Navigante torna quando io, se tutto andrà bene, avrò già fatto la morfologica).
Comprendo razionalmente che questi sono tutti meccanismi di difesa che prendo per non dovermi troppo affezionare, perché ho paura di dover soffrire di nuovo e che il restare sola per i primi 4 mesi di gravidanza non aiuta. Ma d'altro canto mi rendo conto che devo fare qualcosa per uscire da questo circolo vizioso, sia per me, che probabilmente sto affrontando l'ultima gravidanza della mia vita (vada come vada), che per questo esserino che si sta formando dentro di me e che ho cercato e voluto con tutta me stessa.
Scrivere è il primo passo, lasciare perdere la scaramanzia del "parliamone solo quando saremo in zona sicura" (perché esiste una zona sicura?), riconoscere davanti a me stessa e a tutti gli altri che sono incinta ancora, per la quinta volta (anche perché se non lo riconosco io, ci penserà a breve il mio corpo che inizia già a prendere la forma O__o), è il modo che sento mi permetterà di lasciarmi andare. O almeno spero...
Ma se tutto questo non dovesse aiutare me, spero almeno aiuti qualcun altro nella mia stessa situazione, facendolo sentire meno solo di fronte al guazzabuglio emotivo di una gravidanza dopo un aborto e soprattutto facendogli capire che non è l'unico a provare quello che sta provando. Perché questi sono solo gli strascichi del lutto appena subito, non ci si deve vergognare, né sentirsi in colpa, perché un aborto è un colpo forte, a qualsiasi epoca gestazionale sia avvenuto, e una successiva gravidanza potrebbe mettere a dura prova i precari equilibri raggiunti.
Ecco, questo è quanto. Avrei dovuto partorire fra qualche settimana e invece sto affrontando i dubbi e le paure di una nuova gravidanza, l'ultima che mi concedo, perché di gioia ne ho avuta tanta, ma anche di dolore e credo di non poterne francamente più. Accompagnatemi in questo viaggio, sosteniamoci a vicenda e vediamo cosa ne esce.

lunedì 9 marzo 2015

Gli alleati e, soprattutto, le alleate

Questi sono giorni molto busy, tante cose da fare, tante cose da pianificare, l'arrivo della bella stagione e quindi la voglia di stare fuori e non chiudersi in casa. Finalmente ho però il tempo di raccontarvi le ultime riflessioni che sto facendo riguardo a questa esperienza expat con figli.
La nostra è davvero una particolare nonchè entusiasmante situazione: viviamo in Francia, in casa parliamo italiano e spagnolo, siamo circondati da una comunità straniera particolarmente attiva in cui la lingua che primeggia è l'inglese.
E quindi capita che giovedì mi incontro con un'amica spagnola per un caffè insieme con la Belva, sabato andiamo ad un barbecue a casa di una coppia tedesca con figli piccoli di cui una dell'età del Vitellino e l'altro di pochi mesi, e infine domenica sera festeggio il giorno internazionale delle donne con una dozzina tra francesi, inglesi, americane, una spagnola, una tedesca, una norvegese (la padrona di casa) ed io. Queste famiglie, questo gruppo di persone è per noi il gruppo degli Alleati, che inizialmente aveva un'accezione più che altro militare, ora invece inizia a prendere forma qualcosa che va ben oltre.
Certo sono alleati militari per quanto riguarda il lavoro, ma sono alleati perchè sono quelli che sanno cosa stai vivendo, quelli a cui puoi chiedere di tenere il gatto o di fare lo spurgo della piscina durante il periodo delle vacanze, quelli con cui t'incontri per un caffè, un picnic, una cena, quelli con cui condividi questa esperienza in toto.
E le donne, le alleate, in tutto questo sono le migliori amiche su cui puoi contare in questo momento, quelle che possono capire cosa significa veder partire il tuo uomo per quattro mesi, quelle con cui gioire quando torna, quelle che ti raccontano tutte le loro tremende esperienze per farti sentire meno sola quando gli racconti quello che è successo, quelle con cui ti organizzi per vedersi al parco con i bimbi durante le vacanze scolastiche.
Siamo una piccola comunità sempre in cambiamento, c'è chi viene per due, chi tre, chi otto anni, chi parte, chi resta, chi si aggiunge, ci sono mogli di militari, alcune esse stesse militari, ma in aspettativa, amiche aggiunte strada facendo, di solito mogli di militari francesi, c'è chi non si incontra quasi mai, chi si vede solo ai Cheese&Wine (una serata organizzata una volta al mese da militari francesi a cui però partecipano quasi tutti gli alleati) o alle Ladies breakfast (una colazione al mese che facciamo tra noi donne), chi vorrebbe restare per sempre e chi vorrebbe ripartire domani, chi parla perfettamente il francese, chi invece dall'inglese non si schioda o chi come me cerca di sopravvivere tra le varie lingue :D
È rassicurante tutto ciò. È come camminare su una fune in bilico, ma sapere che comunque vada qualcuno sotto ti potrà aprire una rete di salvataggio e vi posso assicurare che non è poco. Inoltre trovo così bello poter raffrontarmi a così tante culture differenti, sapendo che però in fondo siamo tutti molto simili e che avremo la certezza di avere degli amici pronti ad accoglierci a braccia aperta in casa loro. Ovunque sia, casa loro...
Se poi invece penso ai miei figli, le emozioni sono ancora più forti: sono orgogliosa di potermi permettere di fargli fare questa vita, di fargli vivere un'esperienza così internazionale, ma nel contempo di poter essere per lor il porto sicuro, quello che comunque vada non si sposta; inoltre sono orgogliosa di come la stanno vivendo, di cosa stanno imparando, di quanto si sanno adattare, di come per loro giocare con le lingue sia naturale, tanto che ormai iniziano ad apprendere le parole basilari di inglese senza che nessuno gliele abbia insegnate, ma solo sentendole pronunciare tra noi adulti.

E questo secondo me è l'esempio migliore che possa darvi, una breve conversazione mentre aspettavo la mia amica spagnola per il caffè insieme giovedì alla Belva:
La Belva: Mamma, come si chiama la tua amica?
Io: A.
La Belva: E che lingua parla la tua amica?

Ho sorriso, stupita per la domanda, e le ho detto che parla spagnolo, come papà. Lei è stata contenta e ha detto: Mamma mi piace tanto A. :)